HAI PERSO LA SPERANZA?

«I miei giorni se ne vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza...» (Giobbe 7 verso 6)

SPERARE, SPERANZA sono parole consolanti in un mondo di desolazione. Queste parole ci collegano con un avvenire che ci auguriamo migliore del precedente. Ma, se l'avvenire è sempre più incerto, non c'è da stupirsi che queste parole suonino false. Sperare qualcosa significa, nel linguaggio corrente, che in realtà non ne siamo affatto sicuri. "BISOGNA VIVERE SENZA SPERANZA", ecco questa è spesso la conclusione disillusa di quelli che, appunto, hanno finito di sperare.

Che cosa aspettiamo? Le vacanze? La pensione? Giorni migliori? Forse mi dirai che "QUESTO SOSTIENE IL MORALE". E poi, ecco la delusione, l'insoddisfazione, l'imprevisto: un insuccesso, la malattia oppure... la morte, che rovina improvvisamente i piani meglio preparati. Tutti questi sogni dimostrano che l'uomo è un eterno insoddisfatto incapace di assicurarsi il domani, che non può risolvere tutti i suoi problemi. Ma seppur coscienti che il nostro avvenire è fatto di illusioni ed il nostro passato di disillusioni, ognuno continua tuttavia ad usare e ad abusare di queste parole nel contempo magiche e vuote: SPERARE... SPERANZA!

Gli psicologi dicono che "SPERARE" è la molla dell'uomo e che la "SPERANZA" ha un effetto stimolante. Ma le speranze deluse sono spesso causa di depressioni ed ecco che la curva dell'ottimismo sprofonda nel lago creato dalle lacrime dell'ansia e dell'INSODDISFAZIONE. Una sola cosa l'uomo deve fare per vivere meravigliosamente l'unica SPERANZA: GUARDARE IN ALTO, a Colui che è stato per noi da Dio chiamato: "CRISTO NOSTRA SPERANZA" (1 Timoteo 1 verso 1). Chi ripone la propria speranza in Gesù non sarà mai deluso.