IL SUICIDIO E' UN BIGLIETTO DI SOLA ANDATA 

PER L'INFERNO

Il suicidio è un peccato imperdonabile, esso è un biglietto di sola andata per l'inferno. Poche persone oggi, comprendono il pensiero di Dio nei confronti del suicidio. Molti di coloro che sono stati salvati da un tentativo di suicidio dichiarano che ritenevano la morte, la fine di tutto. Sembrava loro un modo facile e affascinante di sottrarsi a problemi opprimenti. Come puntualizzava un adolescente: "Che c'è di male nel togliersi la vita, se per noi non ha alcun valore? Quando si muore si vola semplicemente via su una nuvola di pace verso il nulla". Un altro diceva: "Quando si muore, si muore semplicemente e basta. La morte è un mondo di pace e tranquillità. E' la fine di ogni ansia e problema. Nessuno può farci più del male dopo morti".

Questa generazione è alle prese con una terribile ed illusoria insidia diabolica, pensando che darsi alla morte, sia un diritto legittimo di ogni essere umano. "E' il mio corpo e posso farne ciò che voglio. Non faccio del male a nessuno eccetto che a me stesso. Il mio destino mi appartiene". La morte è stata resa romantica come una specie di "bellissimo viaggio in un mondo di colori sfavillanti e di pace infinita". Ragazzi che vengono fuori da un'overdose raccontano storie di visioni angeliche, riferiscono di esseri librati in volo sopra i loro corpi osservando la vita, mentre i loro spiriti volavano in alto liberamente in cerchio come aquile, di brillanti colori e lanose nuvole bianche. La morte diviene una sorta di mondo disneyiano spirituale. Per questa generazione la morte non è nemica. Essa ha perso il suo potere di incutere terrore. Al contrario, la morte è l'ultima gita, una avventura desiderabile. I giovani oggi hanno visto la gente morire in mille modi alla televisione e al cinema. La morte è arrivata per un numero così grande di loro compagni di scuola che appare quasi banale. In tutto il paese gli studenti hanno imparato ad accettare con indifferenza la morte di migliaia di compagni vittime della droga, di incidenti d'auto dovuti a guida in stato d'ubriachezza e del suicidio. Sembra vi sia perfino un sospiro di sollievo quando muore uno studente infelice, come se si dicesse: "Beh, almeno ha finito di tribolare”.

Ma che tu ci creda o meno, con la morte non è la fine di tutta la nostra esistenza. La Bibbia dice che «...gli uomini muoiano... dopo di che viene il giudizio» (Ebrei 9 verso 27). Le persone che si suicidano, non muoiono e poi finiscono nel nulla. La morte non è affatto la fine; anzi è proprio l'inizio. Ogni vittima del suicidio andrà al tribunale di Cristo per rendergli conto del proprio rifiuto al Suo inestimabile dono della vita. Nessuno può prendersi gioco di Dio togliendosi la vita. Nessuno potrà mai respingere quella vita sbattendola in faccia a Dio. A nessuno è consentito di stravolgere il superiore progetto di Dio per la propria vita. Nessuno ha il diritto di entrare nell'eternità con l'opera della propria vita incompiuta senza essere giudicato. Il nostro corpo non ci appartiene! Gesù Cristo pagò un alto prezzo per la proprietà legale e morale di ogni corpo umano. L'ipoteca sul nostro corpo appartiene soltanto a Lui. Egli patì la morte come un criminale per acquistare sia l'anima sia il corpo. «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (1 Corinzi 6 verso 19-20).

Quando una persona si suicida, rapina Dio. «L'uomo può forse derubare Dio?» (Malachia 3 verso 8). Dio solo tiene le chiavi della vita e della morte e Lui soltanto ha il diritto di aprire a un'anima la porta dell'eternità. Un giorno una persona mi disse: "Ma a me non interessa di Dio, io non credo in Lui e la mia vita è affar mio; si tratta del mio corpo, del mio futuro. E' la mia vita e nessun altro deve interferire." La Bibbia dice: «Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui» (1 Corinzi 3 verso 17) ed il tempio di Dio siamo noi, il mio e il tuo corpo. Ogni volta che sento di una persona che si è suicidata, dico a me stesso: "Avrebbe potuto non tirare quel grilletto, non ingerire quelle pillole, non uccidersi in alcun modo, se avesse saputo che è un peccato imperdonabile e che le persone che distruggono la propria vita devono rispondere a Dio nel giorno del giudizio".

Il pensiero del suicidio non è un fulmine a ciel sereno ma è un pensiero che si è radicato piano, piano, dettato dal vedere la nostra vita inutile, senza speranza, nel vedere che gli altri stanno meglio di noi e che la vita non è per noi, ma questo è un’illusione diabolica. Tutti i pensieri suicidi sono incubati nella mente di persone che hanno convinto sé stesse che Dio le ha abbandonate e non ascolta più le loro grida di aiuto. Ricorda che Satana non è così interessato a farvi diventare un ubriacone o un drogato come lo è, a farvi dubitare delle promesse di Dio. Egli vuole farvi adirare con Dio perché nutriate rancore e odio contro di Lui. Quel rancore contro Dio è autodistruzione. La cosa più difficile in questa vita è confidare in Dio quando le linee di comunicazione sembrano essere tutte interrotte, quando i cieli sembrano di piombo e dall'alto non c'è che silenzio. Ma, il silenzio è la prova suprema di Dio per sincerarsi che noi confidiamo nella Sua fedeltà. Le persone che si suicidano muoiono nel dubbio. Esse sono sedotte dalla vita del peccato e il peccato, quando è compiuto, porta alla morte.

Oggi, tanti considerano “la vita è un tormento", viviamo in piena crisi economica e molti sono ossessionati da Satana con pensieri suicidi, mai come in questi ultimi tempi sono aumentati i suicidi, ma voglio dirti che la morte non pone termine al tuo tormento ma ne è solo l’inizio, sappi che Gesù vuole liberare la tua anima dall’ansia interiore, Dio ti ama e la tua vita è importantissima per Lui. Fermati, grida a Gesù in questo momento, chiediGli di liberarti da questi pensieri negativi e di godere della Sua pace. Io che ti scrivo ho realizzato tutto questo e con Gesù pure tu lo potrai realizzare.