DIO MI HA DELUSO
Delusione! Stato d'animo caratterizzato da tristezza provocata dalla constatazione che le attese, le speranze che avevamo riposto in qualcuno, non hanno avuto riscontro nella realtà. Siamo stati delusi! Capita spesso tra di noi, comuni mortali! Capita pure a causa della nostra umana fragilità, che non sempre riusciamo a guardare "oltre", e questo ci porta a essere amareggiati e delusi anche quando erroneamente supponiamo che la causa della nostra tristezza sia Dio stesso, non riuscendo a credere che Egli "vede molto più lontano di noi.". "Io me ne torno a pescare!" Così esclamò l'apostolo Pietro quando, nonostante avesse fatto esperienze meravigliose nei tre anni vissuti insieme a Gesù, la sfiducia e la delusione presero il posto della fede e della speranza. "Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus... e si fermarono tutti tristi". Anche i due discepoli sulla via di Emmaus non si accorsero che Gesù stava camminando assieme a loro perché "erano scoraggiati", e lo scoraggiamento e la delusione possono offuscare la nostra vista spirituale ed impedirci di cogliere le "meraviglie della grazia." Dobbiamo avere una fede che ci consenta di vedere Gesù risorto, dietro tutte le esperienze della nostra vita, anche quelle che ci sembrano tragiche e pesanti da sostenere.
...ma egli s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia vita, o Signore, poiché io non valgo più dei miei padri!» (1° Re 19 verso 4) La Scrittura parla ancora della meravigliosa storia di Elia, profeta di fuoco, uomo di Dio grandemente e potentemente usato con un ministero che, dal punto di vista dei miracoli e della potenza, non ha pari; eppure, dopo la straordinaria vittoria sul Monte Carmelo con la sconfitta dei profeti di Baal, fugge spaventato dalle minacce della regina Izabel. Immerso nello scoraggiamento, si ritira nel deserto e fa l'esperienza della sua umiliazione, ma la sua debolezza mostra tutta la fedeltà di un Dio che veglia su di lui e che non lo abbandonerà mai. Proprio nella delusione e nello scoraggiamento, Elia conosce il vero valore della presenza di Dio, stavolta manifestata non attraverso opere potenti e miracolistiche, ma con un po' d'acqua e un po' di pane cotto tra due pietre calde. Quasi nulla! Segni semplici e quotidiani di un Dio reale, tanto semplice da sembrare assente, ma che ci soccorre e ci protegge con una mano che posata là dove sembra impossibile, là dove sembra assurda ed inutile, là dove è così nascosta da sembrare assente, tiene stretto tutto il mondo e la nostra stessa vita.
Che dirti ancora di Giobbe, uomo che Dio aveva benedetto grandemente, tanto da essere considerato come uno degli uomini orientali di quel tempo più ricco e potente; eppure Dio sottopone Giobbe a una prova spaventosa e, nel sottoporlo ad essa, gli sottrae tutto ciò che possedeva, spingendosi a privarlo finanche della sua casa, della sua salute e dei suoi figli. Giobbe, implora Dio, prega, grida, si scoraggia, passa dal lamento alla disperazione, senza capire il perché di quelle avversità: "Oh, sapessi dove trovarLo! Potessi arrivare fino al suo trono!" e poi ancora: " Io mi sto consumando vivo; non vivrò sempre; ti prego, Signore, lasciami stare..." ed ancora:"...Tu mi cercherai un giorno, ma io non ci sarò più." ed ancora: " Io dirò a Dio: non condannarmi! Fammi sapere perché sei in contesa con me!" Giobbe non seppe mai il vero perché delle sue afflizioni e finì con l’acquietarsi nella certezza della sapienza e della bontà del suo Dio. In realtà egli era, nel suo dolore, uno "spettacolo agli angeli", un "testimone contro Satana", una "gloria di Dio". Verrà il tempo in cui sapremo meglio quel che Dio faceva, provandoci.
Le Scritture non nascondono tante altre esperienze di uomini e donne di Dio che vissero momenti di afflizione, di tristezza, di sconforto e desolazione, dovuti a una serie di eventi, ma mai dimenticati da Dio. No! Un padre non abbandona mai i suoi figli; un amico non tradisce mai; e Dio ci è Padre ed Amico. Preoccupiamoci piuttosto, nel momento della prova, di chiederci quale sia davvero l'Iddio in cui crediamo? E' un Dio senza misteri, costruito e modellato secondo il mio sentimento, secondo il mio bisogno di sicurezza e che al mio comando, come un buon "distributore automatico" fa tutto ciò che io gli chiedo di fare, oppure è l'Iddio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che mi conduce su strade che io non conosco, su vie che io non vorrei percorrere e che mi chiede di fare cose che, a volte, non comprendo, perché ha per me un piano che non ha ancora voluto rivelarmi? E' l'Iddio miracolistico, protettore della mia salute, del mio benessere, oppure è l'Iddio di Gesù crocefisso? Quel Dio che manda il Suo stesso Figlio in un mondo di dolore e di sofferenza fino alla tragica fine della croce! Non so cosa Dio ha in serbo per me, ma so che il mio Dio è lo stesso Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, è il Dio di Gesù, che anche se permette le difficoltà e le prove sa che queste ci mettono di fronte a noi stessi, con le nostre debolezze e imperfezioni e distruggono tutto ciò che non è reale nella nostra pietà; nella prova noi comprendiamo sempre meglio la potenza, la pazienza e l'amore del nostro Padre celeste, mettendoci in più intima comunione con Colui che è stato l'uomo dei dolori. Esse rendono più cosciente e più salda la fede, accrescendo la nostra costanza, facendoci sempre più certi della sua elezione e salvezza. La via che ci deve condurre a esser «perfetti e completi, di nulla mancanti» non può esser né breve, né seminata di fiori in un mondo che giace nel male, data, anche, la tenacità delle cattive inclinazioni del cuore. Se ci possiamo rallegrare al pensiero che un medico competente e buono veglia sulla nostra vita fisica, tanto più lo possiamo fare al pensiero che Dio, il Padre degli spiriti, l'infallibile educatore delle anime, veglia sulla nostra vita spirituale e ci applica le cure e i rimedi necessari con sapienza infinita e con amore paterno. «Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza e la costanza compia appieno l’opera sua in voi affinché siate perfetti e completi e di nulla mancanti.» (Giacomo 1 verso 3 – 4)