DIO VIETA DI ADORARE IMMAGINI

La Bibbia vieta in maniera categorica ogni forma di rappresentazione di immagini anche se c’è chi afferma che le immagini servono solo ad "aiutare" la comunione con Dio e che in ogni caso il culto va solo a Dio e non all'oggetto, ma l'esperienza dimostra che è molto facile per l'uomo scivolare nell'idolatria del culto delle immagini e che per evitare questo pericolo l'unica cosa da fare è l'osservanza stretta del secondo comandamento. L’uomo, che non riesce a rassegnarsi al fatto che Dio è lontano e inaccessibile, tenta di risolvere il problema affezionandosi ad un qualche cosa di visibile e di tangibile che gli dia la sensazione di avere Dio vicino nei momenti di scoraggiamento e di sconforto. Ma è proprio questo tentativo di concretizzare la presenza di Dio in un qualche cosa di visibile e di materiale, del quale disporre che viene pesantemente condannato in questo comandamento.

Nel secondo libro della Bibbia, l'Esodo, al cap. 20, troviamo scritto il Decalogo, i Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè. Il secondo di questi comandamenti così comanda: «Non farti scultura, nè immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perchè Io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio geloso»  (Esodo 20 verso 4 e 5). Sulla base di questo preciso ordine di Dio va rifiutato ogni forma di iconografia, cioè l'uso di immagini e statue cui tributare culto di qualsiasi tipo. La venerazione delle immagini e delle statue è peccato, è idolatria. In questo secondo comandamento è vietato ogni genere di rappresentazione, non solo quella degli astri, o degli animali, o di altre cose che nell'antichità diventavano oggetto di culto idolatrico, ma anche quella di Dio, che è Spirito, e non può dunque essere rappresentato, e delle creature, cui non può essere tributato alcun culto «Adora il Signore Iddio tuo, ed a lui solo rendi il culto»  (Matteo 4 verso 10). 

A volte alcuni contraddicono questo affermando : "Ma voi avete una fotografia di vostro padre o di vostra madre che non sono più. Dunque, che male c'è ad avere una immagine del Signore?". Rispondiamo: «Dio è Spirito; e quelli che l'adorano bisogna che l'adorino in spirito e verità» (Giovanni 4 verso 24). Se Dio è spirito, come già detto, non può essere raffigurato in alcuna maniera, né abbiamo alcuna immagine di Gesù uomo che ci faccia sapere come era: ma è l'immaginazione del pittore o dello scultore che produce questa o quella effigie secondo il suo parere e convinzione, cercando da fare l’immagine più bella per accattivare la nostra sensibilità. Dunque le immagini non possono avere neppure valore storico raffigurativo. E il verso citato sopra ci insegna chiaramente che il culto da rendere a Dio deve essere di natura spirituale ed esclude dunque la possibilità di tributare atti di culto anche ad oggetti come la croce o il rosario o ad edifici come chiese, cappelle, edicole votive, ecc. 

Riguardo poi alle presunte manifestazioni miracolose legate ad immagini o statue che "piangono", "sanguinano", ecc. il nostro scetticismo è assoluto: molte volte si è chiaramente dimostrato che tali fenomeni non sono reali, perché sono il frutto di psicosi collettive o di azioni fraudolente di persone in mala fede. Se poi qualcuno di questi fenomeni non dovesse essere di natura spiegabile in termini scientifici o razionali, non si potrebbe comunque attribuire a Dio, perché Dio non può contraddire la Sua Parola, non può incoraggiare con segni miracolosi quel culto delle immagini che Egli stesso con tanta chiarezza e precisione proibisce, affermando ancora oggi: «Gli idoli sono come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non li temete! perché non possono fare nessun male, e non è in loro potere di far del bene » (Geremia 10 verso 5)