SOLITUDINE

Il dizionario della lingua italiana, definisce «LA SOLITUDINE» come lo stato di chi sta o vive solo. Gli studiosi definiscono la solitudine un tipico inconveniente della società contemporanea, una definizione da correggere, un morbo da debellare. Per loro la solitudine è provocata dall’isolamento, dalla mancanza di affetti e di sostegno psicologico, dal disadattamento. Le statistiche collegano la solitudine alla cattiva salute, alla depressione, al suicidio.

Noi estendiamo il concetto di solitudine affermando che è molto più di uno “stato di disadattamento”; esso è un sentimento, UN GRIDO, un gemito, un lamento, un respiro affannoso che ha origine nei recessi della nostra anima. Potete sentirlo? Il bambino abbandonato, il divorziato, la casa silenziosa, la cassetta delle lettere vuota, i giorni lunghi, le notte insonni col letto vuoto, un compleanno dimenticato, il telefono che tace, la diffidenza, la paura del domani, le ferite senza fine: «TUTTE GRIDA DI SOLITUDINE». E poi ancora... il grido della solitudine proveniente dalle case di cura fra i sospiri ed il rumore dei passi che si trascinano faticosamente; quello che parte dalle prigioni fra i pianti della vergogna e le richieste di grazia. Ecco, poi, il grido dell’anziano abbandonato perché considerato come intralcio per la famiglia e la società. Quello del giovane che non trova ascolto all’interno della famiglia o che non riesce ad adeguarsi al conformismo dei compagni. E che dire del grido affannoso della donna relegata in casa in un ruolo che non sente suo, prigioniera di pregiudizi e di consuetudini ormai estranee al suo modo di sentire?

Ed ora escludiamo il rumore del traffico e spegniamo la TV...seppur in chiave minore, arriva al nostro udito il grido della solitudine di tutte le altre sfaccettature della società, dall’alto sino in basso. Dai falliti ai famosi, dai ricchi ai poveri, da coloro che sono sposati a coloro che sono soli. Tutti conoscono l'entità di questo grido. Forse voi direte: «…Ma come è possibile? Viviamo in un mondo frenetico, con tante persone intorno a noi, presi dai mille impegni, il lavoro, la famiglia, i figli, tanti amici e tanti divertimenti…» ed io aggiungo: «Eppure, ci si sente soli. E più passa il tempo, più questo sentimento diventa un peso schiacciante».

Forse pensate di riempire questo sentimento con il lavoro, con svariati interessi, oppure con divertimenti di ogni tipo, pensando in tal modo di non sentire “la solitudine”. E pensare che nessuno è a conoscenza di quello che voi state provando, nemmeno la vostra famiglia, perché visti dal di fuori siete “confezionati” perfettamente. Il vostro sorriso è immediato, il vostro lavoro è stabile, i vostri vestiti raffinati, la vostra figura è curata, il vostro calendario è pieno, il vostro incedere è deciso, il vostro modo di parlare è incisivo. Ma quando vi guardate allo specchio non ingannate nessuno. Quando siete soli, lo sdoppiamento finisce e riemerge il dolore.

Non so se avete letto la storia di Judith Bucknell. L’attraente giovane americana, piena di successi e trovata uccisa strangolata all’età di trentotto anni. Alla sua morte, in casa, fu trovato un diario, un epitaffio, pieno di dolore, per una vita solitaria. Eppure Judy non era una prostituta, non si drogava, non era seguita da uno psicologo, non era mai stata in prigione, non viveva ai margini della società. Era rispettabile. Faceva jogging. Presenziava alle feste. Indossava abiti firmati ed aveva un appartamento che affacciava sulla baia. Ma Judith era molto sola. Ella scrisse nel suo diario, molto tempo prima che morisse: «Sono sola e vorrei condividere qualcosa con qualcuno». Da queste sue parole piene di dolore, giunge a noi un chiaro messaggio: «Anche se il suo corpo morì strangolato molto tempo dopo, il suo cuore era morto molto tempo prima… per la solitudine!»

Anche nella Bibbia troviamo un personaggio che vive lo stesso stato d’animo di solitudine di Judith. Nell'Evangelo di Giovanni Cap.5 verso 7 quest'uomo afferma: «Io non ho nessuno…». Eppure stava da anni in un posto affollato ma nessuno lo vedeva, nessuno notava la sua condizione, era solo e basta. Ma ecco che un giorno ebbe un incontro straordinario che cambiò totalmente la sua vita: «Gesù». Sta scritto che Gesù lo vide...ma non solo lo vide, Egli conosceva il suo stato di solitudine, sapeva del suo bisogno ed operò miracolosamente nella sua vita. Anche oggi Gesù ascolta il tuo grido, vede il tuo bisogno e conosce appieno la tua solitudine.

Egli conosce bene perchè l'ha vissuto. Infatti, il grido di solitudine più viscerale della storia dell'umanità viene proprio dalla croce, dal Messia: «Dio mio, Dio mio» ha urlato «perché mi hai abbandonato?» (Matteo 27 verso 46). Mai un essere è stato così solo. Il Padre lo aveva abbandonato perchè Gesù in quel momento si era caricato di tutti i miei ed i tuoi peccati. Gesù ha vissuto il tuo stato di solitudine, perciò può capirti e rispondere al tuo grido. Solo Lui può riempire il grande vuoto del tuo cuore.

Perciò, caro amico, affidaGli la tua solitudine ed Egli in cambio ti darà la gioia della Sua salvezza. Credi in Lui e vedrai il peso «del tuo sentirti solo» miracolosamente dissolversi, perché Gesù è la sola risposta alla solutidine dell’intera umanità. Affidati con fede a questa Sua promessa: «IO sarò con te (voi) in ogni tempo, fino alla fine dell'età presente» (Matteo 28 verso 20).